Giamaica, cosa vedere, cosa fare, curiosità

La Jamaica (o Giamaica) con le sue spiagge da sogno è da sempre considerata l’isola più attraente dei Caraibi.

L’ambiente incontaminato ed il ritmo easy della musica reggae che scandisce il tempo della vacanza la rende una destinazione giovane, dove suoni, relax, divertimento e paesaggio si combinano ad un mare limpido dove trascorrere un periodo di distensione lontano dal caos delle proprie città. Tutti questi elementi rendono il viaggio in Jamaica adatto a qualsiasi tipo di turismo, infatti offre paesaggi incantevoli per gli amanti della natura, ville di estremo lusso con spiagge private per vacanze all inclusive, e tutto il divertimento che un turista spensierato desidera, oltre ad essere lo scenario prescelto da molti novelli sposi, per trascorrere il loro viaggio in cerca di romanticismo.

Quest’isola delle Antille però è molto di più di una destinazione proposta dalle agenzie di viaggi, ma dentro di se nasconde un’anima inquieta e speciale, dove si respira la filosofia rasta e la vera cultura africana nonostante la sua posizione geografica. E’ l’isola dei racconti del pirata Morgan, dei luoghi di James Bond, degli alberghi storici e dei ritmi reggae, il tutto circondato dal profumo intenso del rum ancora realizzato in maniera artigianale.

Il paese giamaicano però dall’Africa, oltre alla cultura, ha ereditato anche mille contraddizioni come il contrasto tra le ville di extralusso, protette da guardie armate affiancate da baracche povere senza acqua nè luce; rivolte di piazza che convivono con concerti reggae, cascate e mare spettacolare e lerci canali di scolo, strade accidentate e hotel sfarzosi.

La Giamaica, “terra di legno e di acqua“, è formata da diversi gruppi etnici, di cui il più folto è quello di discendenza africana, dal quale ha poi avuto origine il movimento Rasta. I giamaicani sono un popolo molto ospitale ed allegro, trattano i visitatori come amici e fratelli, facendoli sentire in una grande famiglia. La gioia di vivere caratteristica di questa gente è palese nelle musiche come il calypso e il reggae, e dalle voce roca e magnetica di Bob Marley che cantava “Come to Jamaica e you’ll be all right“.

Durante il viaggio in Giamaica le zone da non perdere, c’è senza dubbio la capitale, Kingstone, luogo di nascita di Marley, cittadina arcaica ma allo stesso tempo alla moda. La spiaggia di Ocho Rios, ispirazione di molti testi reggae, incastonata tra terra e mare, regala un paesaggio mozzafiato. Altra importante cittadina della Giamaica è Montego Bay, costellata di ville lussuose di milionari, divisa tra la nota hip strip, la zona turistica, e il downtown, centro nevralgico della città.

TERRITORIO

La Jamaica è una delle isole più ampie del mar dei Cariabi e si trova nella parte occidentale. Il territorio è prevalentemente montuoso, e questo contribuisce a creare uno scenario magnifico. La principale catena montuosa è il massiccio delle Blue Mountains a seguire troviamo l’altopiano Cockpit Country, entrambi circondati da pianure alluvionali, che nelle zone est ed ovest si diradano fino a tramutarsi in fantastiche spiagge.
Le coste alternano spiagge di sabbia finissima a tratti rocciosi, con piacevoli insenature. L’isola è costituita da una grande quantità di grotte sotterranee, barriere coralline e sorgenti d’acqua potabile filtrata in modo naturale.

QUANDO ANDARE

La Giamaica è un luogo in cui non esistono le stagioni.

E’ caratterizzata da un clima tropicale tutto l’anno, quindi è sempre il periodo giusto per organizzare il proprio viaggio in Giamaica. L’unico inconveniente potrebbe essere il periodo delle piogge che va da maggio a novembre, è un intervallo più umido rispetto agli altri, ma il tempo della pioggia durante la giornata è molto breve ed è probabile che il sole ritorni a brillare.I periodi di alta stagione vanno da dicembre ad aprile, in questo periodo le località turistiche sono invase dai turisti stranieri e i prezzi degli alberghi sono più alti.

STORIA

Eletta da Cristoforo Colombo come più bella isola del mondo fino ad allora conosciuto, la Giamaica ha una storia caratterizzata da molte violenze e sottomissioni da parte di popoli colonizzatori.
I primi conquistatori furono una tribù di Amerindi, provenienti dal Brasile e Venezuela, che arrivarono nella terra che chiamarono “di primavera”, nel 900. Cristoforo Colombo approdò in Jamaica nel 1494, durante il suo secondo tentativo di arrivare nel Nuovo Mondo. La vera e propria colonizzazione spagnola iniziò nel 1509, i coloni spagnoli sottomisero e maltrattarono la popolazione locale e ne provocarono l’estinzione, soprattutto a causa dalle nuove malattie europee di fronte alle quali gli indigeni non avevano difesa.

Ed è per questo che inizia la brutale deportazione degli schiavi dall’Africa, sottratti come oggetti dalla loro terra per lavorare nelle piantagioni alle dipendenze dei coloni europei.

Nel 1655 gli inglesi riuscirono a conquistare la città di Kingston Harbour (attuale capitale giamaicana), ponendo fine ad un secolo di denominazione spagnola, modificando il tipo di sfruttamento in un centro di contrabbando. Per difendere la loro conquista gli inglesi ingaggiarono dei pirati ribelli e criminali, chiamati bucanieri. I pirati dell’epico Henry Morgan, (che successivamente fu designato governatore dell’isola) partivano per le loro imprese dalla corrotta Port Royal, saccheggiavano navi, porti, cittadine costiere, colpendo soprattutto gli interessi spagnoli.

Intanto continuava la tratta degli schiavi dall’Africa per il lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero; i servi finirono per diventare la maggioranza della popolazione, controllata da pochi ma ricchissimi europei, che alle terribili condizioni di lavoro, aggiungevano l’uso della tortura e la diffusa pratica di strangolare e bruciare i rivoltosi in modo da terrorizzare gli altri.

Le ribellioni degli schiavi iniziarono nel 1673, quando il gruppo dei maroons fuggì dalle piantagioni e si rifugiò nelle montagne, diventando il simbolo della libertà della razza. L’ultima sommossa, nel 1831, coinvolse circa 20.000 schiavi, fu molto feroce e portò all’uccisione di numerosi latifondisti. La reazione dei coloni fu così efferata da provocare l’irritazione della madre patria Inghilterra che costrinse il parlamento giamaicano ad abolire la schiavitù il primo agosto del 1834.

Seguì una profonda crisi economica, le differenze sociali condussero alla rivolta di Morant Bay, ancora una volta repressa nel sangue con la fucilazione di 1000 insorti. L’Inghilterra indignata dalla situazione cominciò ad imporre posizioni più illuminate con una serie di governatori liberali che iniziarono un processo di riforme sociali. Nel 1944 fu introdotto il suffragio universale e nel 1962 la Giamaica ottenne l’indipendenza dalla Federazione delle Indie Occidentali.

Da allora la storia politica dell’isola è stata abbastanza irrequieta. Il paese durante gli anni 80 era un centro di smistamento della cocaina, e diventò un paese molto violento. Il risultato della violenza, droga e povertà sono le guerriglie che si ebbero per le strade di Kingston dagli anni ’90 in poi.

Durante questi eventi le tesse forze di polizia giamaicane sono state accusate di complicità. Oggi il governo giamaicano è molto impegnato nel cercare di ostacolare la violenza della città, e a risolvere il problema dello spaccio della droga, il cui uso sta aumentando sempre di più nei giovani che si legano al narcotraffico.

CULTURA E CUCINA

La Giamaica è un energetico centro culturale nel mar dei Caraibi. Dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1962, le espressioni artistiche si sono moltiplicate e liberate dai canoni estetici europei. Una figura importantissima per l’arte giamaicana è stata la moglie del primo ministro Manley, Edna che ha sostenuto con forza gli artisti locali, sottolineando le radici storiche nelle loro opere.

L’arte giamaicana ha tanti padri provenienti da zone diverse, infatti la cultura dell’isola ha mescolato queste diverse derivazioni diventando davvero unica ed inconfondibile. E’ un mix di arte africana, inglese e spagnola, come si nota nella produzione artigianale del luogo.

Anche il successo internazionale della musica reggae ha avuto un profondo impatto sulle arti visive giamaicane. Il re incontrastato di questo tipo di musica è il leggendario Bob Marley, diventato superstar della musica, urlando contro il razzismo, l’oppressione e le ingiustizie.

Lo stile di questo coraggioso artista, a trent’anni dalla sua scomparsa, ha contaminato i paesi occidentali; infatti nel mondo si sono diffuse le dancehall che sono una derivazione digitale ed elettronica di quei ritmi che segnano il battito della vita nel mar dei caraibi.

Il reggae, come cultura, si lega alla religione rasta. Niente alcool, dieta ferrea e l’uso della marijuana come mezzo meditativo per avvicinarsi al dio supremo, Jah, nella preghiera. La musica reggae veicola i contenuti di questa filosofia, trasmettendo un messaggio di pace, fratellanza e rispetto.

Tuttavia, come accade spesso le considerazioni più significative sulla cultura giamaicana provengono dalla cucina. Anche questa caratterizzata dalla fusione di tradizioni provenienti da diverse etnie, come gli arawak (africani), spagnoli, mediorientali, cinesi e inglesi.

Il piatto nazionale è servito per colazione ed è l’ackee and salt fish, un frutto accompagnato da uno stoccafisso. Molto usate sono le spezie, in particolar modo il curry con carne di capra o maiale. Il piatto più famoso è il jerk, che in realtà indica un metodo di cottura della carne in salamoia, che fa conservare l’aroma. Molto usati gli infusi di acqua calda con varie erbe, spezie o rum, però bisogna fare particolare attenzione al tè alla marijuana o con allucinogeni.

Il rum è la bevanda alcolica più usata, apprezzata ed importata dal resto del mondo. L’antica bevanda dei pirati è alla base di molti cocktail e sta diventando più gradito di quello cubano. Il rum giamaicano più famoso è l’Appleton Estate, tanto che per i turisti è stato creato il Rum Tour, una visita alla tenuta dove viene prodotto questo rum per assistere al processo di lavorazione e degustare il liquore, che viene distillato in azienda dal 1749.

Il caffè giamaicano delle Blue Mountains è prodotto esclusivamente in questa zona ed è considerato tra i più aromatici del mondo.